Minggu, 31 Agustus 2014

Sarebbe Bello Che Io Facessi Così…



Sono partito per Bose, comunità dei monaci fondata da Enzo Bianchi, alle 06.00 del mattino del 14 luglio 2014 da Parma e sono arrivato lì a mezzogiorno, quindi ho potuto partecipare alla preghiera di hora media con i monaci ed alcuni degli ospiti.

Ero contentissimo di aver raggiunto questo posto perché dall’anno scorso avevo già desiderato di andarci, di sperimentare direttamente ciò che diceva la gente sulla bellezza e tranquillità del posto e sui frutti spirituali che avevano raccolto/ricevuto dall’incontro con i monaci. Andandoci portavo con me la curiosità di trovare qualche cosa buona o interessante, oltre che confermare ciò che la gente sperimentava raccontandone in modo entusiasta.


Fin dalla prima accoglienza che ho avuto da fr. Marco, il portinaio in quel giorno, sono rimasto stupito proprio dal fatto che mi conosceva già: il mio nome e da dove venivo io. Era ovvio che mi conosceva e ricordava dall’elenco dei visitatori che aveva fatto da quando mi sono iscritto, ma per me è stato un atteggiamento che mostrava qualcosa di più, che poteva essere visto come un’accoglienza serena e sincera.

Questa mia prima impressione veniva confermata nei giorni seguenti, nei momenti d’incontro, dei pasti, di preghiera e di chiacchierate. Precisamente posso dire che mi sono trovato bene e mi sono sentito accolto. Nel senso che non solo mi hanno accolto/rispettato come io sono, ma mi hanno rivelato chi sono loro, che cosa hanno e fanno e come vivono la loro chiamata ad essere cristiani. C’era proprio la disponibilità a condividere: la riflessione profonda per quanto riguarda durante l’incontro biblico, il frutto del loro lavoro che si vedeva sulla tavola e anche la loro spiritualità.  

Il tema del nostro incontro biblico era “Le Parabole Di Gesù nel Vangelo di Matteo” sotto la guida di Ludwig Monti, biblista e monaco di Bose. Lui spiegava tutte le parabole che ci sono nel vangelo di Matteo e riusciva a svilupparle in maniera semplice e comprensibile dagli uditori perché alla fine di ogni incontro sentivo spesso la gente che esprimeva la sua soddisfazione sia sul metodo che sui contenuti.

Ero soddisfatto anch’io di partecipare perché questo mi ha fatto ricordare alcuni spunti o interpretazioni che avevo già ascoltato: quindi è stato un momento di approfondimento. Oltre a questo c’erano tanti spunti nuovi che hanno arricchito la mia conoscenza sia della cultura e tradizione che c’erano dietro a queste parabole quando sono state scritte, sia delle nuove interpretazioni.

Prendo in considerazione della parabola dei talenti dei 3 servi (Matteo 25,14-30), soprattutto l’atteggiamento del terzo servo a chi è stato dato un talento. Anziché svilupparlo lo nasconde perché pensa che il padrone dal quale ha ricevuto il talento sia duro e che raccolga senza piantare; secondo lui il padrone non è onesto. Il terzo servo valuta ‘padrone (Dio)’ secondo di quello che pensa lui di ‘Dio sia così’. Il terzo servo pensa chi Dio sia partendo proprio dal suo pensiero umano. In questo rapporto lui non conosce Dio, ma conosce Dio secondo la sua interpretazione.

Oltre alla sua novità nell’interpretare questo brano, anche io mi trovo spesso a pensare così. A volte io penso Dio come voglio io, proiettando i miei bisogni o pensieri su di Lui. E proprio questo è l’ostacolo più pericoloso della mia vita spirituale.  Questo terzo servo ha una grande paura del suo padrone. La sua paura sostituisce la fiducia in Dio, la paura gli impedisce di accogliere il dono di Dio. Con questa paura non sa decidere, quindi non sa sviluppare il dono di Dio. Questo atteggiamento del terzo servo si riferisce al mio atteggiamento mediocre, ‘non voglio impegnarmi di più, non voglio lavorare molto’.

Quindi mi è piaciuto molto seguire il corso biblico perché mi ha convinto a vedere il mio essere cristiano e umano dal punto di vista di Dio, di Gesù Cristo. Attraverso le parabole Gesù mi mostra come ci si dovrebbe relazionare con Dio, il prossimo e se stessi anche quali siano i comportamenti falsi in questi rapporti. Se Gesù sceglie la realtà quotidiana per mostrare la sua missione, la sua opera salvifica e soprattutto per far conoscere l’amore di Dio, anch’io posso conoscere Dio nella realtà normale della mia vita. Il mio compito è essere aperto e sensibile a conoscerLo. La prima cosa che dovrei fare è convertirmi proprio dalle idee false.


Oltre a partecipare al corso biblico che è stato il motivo centrale per la quale sono andato a Bose, ho goduto anche un coinvolgimento totale nel pregare. I monaci pregano insieme con gli ospiti in 3 momenti: alle 06.00 del mattino, alle 12.30 e alle 18.30. Pregano come noi preghiamo di solito cantando i salmi e i cantici, proclamando la lettura breve. A mezzogiorno dopo la lettura breve un monaco legge un lettura spirituale dei padri della chiesa sia antichi che contemporanei.

Dal loro modo di pregare ho notato qualcosa di speciale rispetto al mio modo di fare la stessa cosa. Loro pregano con tutto se stessi; il gesto del corpo segue la loro disposizione interiore. Quando ero lì, in mezzo ai monaci, mi dicevo così, sarebbe bello che io facessi così quando prego.

Il modo in cui pregano mi rivela la mancanza che ho io. Di solito prego solo con la mia bocca recitando e leggendo i salmi o i brani biblici, ma la mia mente e il mio corpo fanno altre cose, pensando ai miei problemi, agli esami e a tante altre cose. Vedere e partecipare al loro modo di preghiera mi ha fatto scoprire l’assenza della sinergia tra la mia mente, il mio corpo e il contenuto della mia preghiera.  Per superare questa mia assenza devo inserirmi con tutto me stesso mettendoci dentro i miei problemi, le preoccupazioni quotidiani e anche la fatica a pregare come l’intenzione in cui prego a Dio.

La cosa interessante che ho trovato è stata entrare nella profondità del dono quotidiano che Dio mi regala. I monaci possono accogliere la gente con affetto e amore perché credono di accogliere Dio accogliendo la gente.


Parma, 31 agosto 2014
Pandri










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