Vìctor Manuel Fernàndez ribadisce
che noi annunciamo il vangelo non tanto perché ci è stato comandato da Gesù
quanto piuttosto perché in esso troviamo il tesoro bello: non solo da
apprezzare, ma anche da offrire. Questo tesoro lo vogliamo condividere agli
altri perché lo abbiano, perché arricchisca la loro vita. Infatti nel
sottotitolo l’autore enuncia già questo punto centrale “Quello che abbiamo
veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi (1Gv 1,3)”.
Il tesoro di cui l’autore riferisce
è Dio che si fa uomo in Gesù Cristo. Gesù è “un tesoro che umanizza, che ci
aiuta a vivere una vita nuova. Non c’è nulla di meglio che possiamo trasmettere
agli altri” (Fernandez, Uscire, p.
17). Questo tesoro è tipico ricchezza cristiana che nessuna altra religione può
dare, però non significa che non abbiano le cose belle nelle loro religione.
“Tutta la vita di Gesù, il suo stile di rapportarsi con i poveri, i suoi gesti,
la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, tutto è bello e
accende il desiderio di farlo conoscere agli altri. Non è meraviglioso vedere
come Gesù si muove, osservare i suoi atteggiamenti con la gente, la sua
delicatezza nei riguardi degli esclusi dalla società, l’inesauribile dono di
sé? Quando condividiamo tutto questo con gli altri, non lo facciamo per
convincerli a forza, bensì per donare loro qualcosa che valga la pena, come
apparecchiando per loro una tavola o facendo loro provare un profumo delizioso.
Nessuno si mette un profumo per annusarselo da solo, ma per condividerlo con
gli altri. Così è la missione” (Uscire, p.19).
Gesù è il tesoro prezioso che Dio ci dà e allo stesso tempo il tesoro che un
cristiano deve donare agli altri.
Per scoprire ed acquistare questo
prezioso tesoro ci vuole un cuore contemplativo, “un cuore aperto che dedichi
del tempo a considerare i minimi dettagli di Gesù che il Vangelo ci mostra” (Uscire, p.17). Ci vuole un
coinvolgimento personale per poter conoscerlo; cioè non solo una conoscenza intellettuale
piuttosto una esperienza stando sotto i suoi piedi come Maria di Betania.
Infatti nel chiamare i suoi primi discepoli Gesù dice “venite e vedete; è una
condizione che non può mancare. Avere un cuore contemplativo significa avere
tempo ed essere disponibile a conformarsi con il modo di vivere di Gesù. In una
frase riassuntiva si può dire che la bellezza del Vangelo consiste nel Vangelo
stesso e nelle persone che vivono il Vangelo.
Alla fine Victor Manuel conclude
che per donare agli altri questo grande tesoro ci vuole impegno creativo: “Chi
sul serio si sia fermato a pregare con il Vangelo sa che non è bello privare
gli altri di una bellezza che merita di essere conosciuta e goduta. Affinché
possa essere scoperta dal maggior numero di persone, dovremo mettere in gioco
la nostra creatività, la nostra delicatezza e la nostra sensibilità migliore,
impegnandoci a presentare il Vangelo in modo tale che ne traspaia il fascino” (Uscire, p.20). Cioè non è sufficiente
vedere la bellezza ma dobbiamo diventare il trasparente della bellezza del
Vangelo quando lo viviamo realmente. La
nostra missione è tanto acquistare quanto condividere l’unico tesoro cristiano.
Ovvero acquistare, cioè lasciarsi assorbire da questo tesoro, è già una
missione.
La bellezza del Vangelo richiama un
pensiero di P. Francesco Marini sx, è stato uno dei miei cari formatori della
mia vita cristiana-umana, il quale ribadiva l’esigenza missionaria. Lui diceva
che l’esigenza dell’essere amato incondizionatamente da Gesù ci spingeva ad
annunciarlo. Quindi annunciare il Vangelo non era un comandamento da obbedire o
osservare, anzi era un sentirsi amato da Dio di Gesù Cristo e dal quale si va
ad annunciarlo: “La sorgente e il fine
della missione è questa Charitas Christi: il nostro amore per lui e ancor più
il Suo amore per noi. La Missione nasce dall’incontro personale con Cristo,
anzi dal traboccare di questo incontro e dalla esperienza che Cristo e il suo
regno bastano alla vita di un uomo. È questo incontro che cambia la nostra vita
e ci fa missionari; ed è questo incontro che ci proponiamo di suscitare in
altri così che anche la loro vita diventi nuova. A partire da quella realtà, da
quel Mistero creduto, vissuto, ricercato, dalla esperienza che Cristo è la
soluzione dei problemi della nostra vita, la sua chiave di lettura, la Persona
più amata, il punto di convergenza di tutte le nostre energie, sgorgherà
inevitabilmente la pienezza della missione che ci avvicinerà alla gente, ci
farà liberi, dialoganti, disposti al rischio, capaci di proporre e chiedere,
dimentichi di noi e gaudiosi nelle difficoltà…La Missione nasce dunque dalla
fede e dall’esperienza che Gesù è salvatore e Messia: che egli è il Cristo”[2].
[1]
Fernandez, Victor Manuel, “La bellezza del Vangelo” in Uscire per annunciare. Come Papa Francesco ci spinge alla missione, Emi,
Bologna 2016, 17-20.
[2] Marini,
Francesco, “Alle radici della missione: l’incontro personale con Cristo” in Cordialmente vostro, Missionari
Saveriani, Roma, 1998, p.11.
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