“Mission is possible” è stato scelto come tema principale del
primo festival della missione partecipato da tanti rappresentanti del centro
missionario diocesano da tutta l’Italia e centinaia di missionari-missionarie
tra cui ventina di essi appartengono alla famiglia saveriana (saveriani,
saveriane e i laici saveriani). È stato un festival organizzato dall’insieme
dell’organismo ecclesiale – CEI, CIMI, SUAM, FESMI, La diocesi di Brescia – in
collaborazione con la parte civica di Brescia – Comune e Provinicia. I
promotori alla spinta del festival erano e sono convinti che la missione è
possibile in quanto Gesù Cristo è l’unico Dono tanto quanto desiderato dal
mondo d’oggi per cui siamo chiamati ad annunciarlo non solo all’interno della
chiesa ma anche all’aperto, sulla piazza, per strada, nel bar: “Siamo più che mai convinti che il Vangelo di
Gesù Cristo abbia bisogno di essere detto, cantato, condiviso, proclamato,
testimoniato non solo all’interno delle nostre chiese e delle nostre comunità,
ma «uscendo per le piazze e per le vie della città» (Lc 14,21): perché non
possiamo tacere questa Vita che è in noi! Riteniamo che il Festival possa
essere, oggi, uno strumento privilegiato per condividere questo Dono, in
comunione tra di noi e in piena sintonia con quella “Chiesa in uscita” alla
quale Papa Francesco fa sovente riferimento.”
La chiesa in uscita è stata il fenomeno dominante in questi
quattro giorni del festival a Brescia (12-15 ottobre): i luoghi pubblici – la
strada, il bar, la piazza, il teatro – sono diventati testimoni della gioia missionaria.
In alcune strutture comunali c’era una marea di gente in fila che voleva
partecipare a un spettacolo missionario, a sentire il coraggio di Padre Alejandro
Solalinde – un prete messicano – che difende il diritto dei migranti che però
ha avuto tante minacce di morte dai narcos in Messico, o sentire l’approccio
umanistico di Sr. Rosemary Nyirumbe, suora del Sacro Cuore di Gesù, nel
riinserire nella società le bambine soldato vittime della violenza sessuale in
Uganda. A mezzo giorno e all’inizio della serata nei bar del centro città c’erano
gli “aperitivi missionari” in cui i missionari o le missionarie chiacchieravano
con la gente raccontando a loro l’avventura missionaria.
In questi luoghi comuni è stato rilanciato lo slogan ‘la
missione è possibile’. La fattibilità di questa convinzione non avviene tanto
dalla nostra capacità di realizzarla quanto piuttosto perché la fede in Gesù
Cristo cambia il nostro modo di rapportarci con l’altro. Ce lo dice il
Cardinale Antonio Tagle, “La missione è possibile con la fede. La fede ci dà
nuovi occhi per vedere in un uomo o una donna, specialmente in un nemico o in
una nemica, un prossimo, un fratello, una sorella”. Il mio augurio è che siamo
capaci quindi di trasformare i luoghi comuni in un clima di fraternità e
prossimità evangelica. Buona missione.
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