Selasa, 30 September 2014

La voce che ci salva…


Molveno 4 agosto 2014. Abbiamo iniziato, nel primo giorno della nostra convivenza estiva comunitaria dello studentato teologico con la messa che viene presieduta da P. Fabrizio Tosolini, il nuovo rettore dello studentato che è appena arrivato dalla Taiwan dove lavorava per 17 anni. Nella sua omelia commentando la scena dei discepoli sulla barca sotto la tempesta/onda spaventosa mentre Gesù camminava sul mare (Mat 14,22-36), affermava l’atteggiamento adatto che la chiesa doveva fare; cioè di venire verso Gesù come la domanda chiesta da Pietro a Gesù, “Signore se sei tu, comandami di venire verso te sull’acqua” (Mat 14,28). La chiesa è la barca che sta camminando sul mare cercando di sentire la chiamata di Gesù, “Vieni!”.

Mi è piaciuto ascoltare questo messaggio perché mi ha aiutato ad orientarmi a vivere questo bel momento della nostra convivenza estiva; cioè mi ha invitato a porre l’orecchio per ascoltare o sentire la voce che mi grida, ‘Vieni’ camminando i mezzo i boschi o salendo sulla cima della montagna. Vorrei che quella voce mi disse che questa bellissima natura è stata creata dal Dio di Gesù Cristo.

Quest’orientamento mi ha spinto ad andare a fare un giro del lago Molveno. Insieme con c’erano Basile, Gordi e Severin nei quali non avevano mai fatto questo giro perché sono appena arrivati a settembre dell’anno scorso mentre io avevo già sperimentato quando sono stato qui l’anno scorso. Quindi siamo partiti dalle 09.45 e dall’inizio abbiamo preso proprio il sentiero normale dove di solito la gente passa per fare il giro attorno al lago. Camminando e arrivando in qualche posto bello ci siamo fermati un attimo e abbiamo preso qualche foto perché volessimo ricordare sempre.

Andando avanti e salendo in una salita, c’era un spazio frequentato con la traccia dei piedi che mi sembrava che fosse una scorciatoia, cioè un sentiero corto per poter raggiungere al di là del sentiero che stavamo seguendo. Pensavo che prendendo quel sentiero corto potessimo risparmiare energia e arrivare più presto alla nostra destinazione. Ero proprio davanti a miei confratelli e ho deciso di prendere questo sentiero corto e gli altri mi seguivano. Andando avanti non c’erano poi i segnali che li abbiamo visti nel sentiero giusto o normale, il sentiero che stavamo seguendo non era più chiaro perché non c’era nessuna traccia della gente che passasse prima di noi. I miei cominciavano a chiedermi, “Pandri, dove stiamo andando. Sei sicuro che questo sentiero ci porta al posto in cui vogliamo raggiungere? Oppure ci stiamo perdendo?” “Andiamo avanti ragazzi, possiamo trovare la strada giusta,” li ho detti assicurandosi perché non avessero paura. Scendendo ci siamo raggiunti il confine del lago senza trovare la via di uscita; salendo alla cima della collina con qualche sentiero dei pescatori abbiamo trovato una casa privata senza ancora trovare la via di uscita. Ci siamo fermati sentendo l’aria fresca dei boschi, guardando attorno soprattutto il punto d’arrivo che era ancora lontano e poi ci siamo accorti che stavamo perdendo veramente. Eravamo proprio sotto i boschi e quindi ho accompagnato sul sentiero sbagliato i miei confratelli. Mi sentivo proprio la colpa, “é stata colpa mia ragazzi” ho detto a loro ma mi hanno assicurato di non colpevolizzare nessuno perché non abbiamo perso nessuno.

Dopo essere ripartiti seguendo un piccolo sentiero verso nord abbiamo sentito la voce della gente che non era lontano da dove eravamo noi. Abbiamo prolungato la nostra camminata cercando quella voce e proprio quella voce ci ha portato al sentiero giusto / normale. Abbiamo continuato il nostro giro seguendo proprio il sentiero giusto e siamo arrivati a casa nostra alle 13.10. Abbiamo raccontato tutto ciò che è accaduto ai nostri confratelli che erano rimasti a casa e quell’esperienza di perdita la strada è diventata una cosa da prenderci in giro ma per me è diventata una cosa da imparare, cioè una cosa che mi insegna qualcosa.

Se non avessimo preso quel sentiero che mi sembrava fosse un scorciatoia noi saremo arrivati in tempo o meglio se i miei confratelli mi avessero rifiutato di prenderlo, la voce che ci indicava la strada sarebbe stata inutile. Ma del nostro caso la voce della gente che ci salvava mi ha fatto pensare e ricordare ad essere prudente alla voce che volevo sentire perché la causa della nostra perdita era proprio la mia decisione di seguire la mia voce che sentivo dentro di me. Quindi sentire la voce vera e giusta o buona soprattutto sentire la voce di di Gesù non facile perché ci sono tante voci che mi chiamano: la voce dell’orgoglio, della paura, dall’egoismo e anche la voce di Gesù. Per sentire la voce vera e giusta che mi porta alla vita matura e decisione positiva-significativa di Gesù occorre una obbedienza totale alla Sua Parola. Si può ascoltare la Sua voce sedendo a leggere e riflettere la Sua Parola. Ascoltandolo nella Sua Parola è il sentiero giusto da camminare e da fare. Oltre da ciò ci porta alla perdizione e smarrimento.

Parma, 30 settembre 2014

Pandri