La
festa che celebriamo oggi, cioè Maria madre di Dio, è un riconoscimento nostro,
cioè da parte della Chiesa, riguarda l’azione
di Dio rivolta a Maria. L’azione di Dio precede il nostro riconoscimento; cioè
la venuta di Dio, attraverso l’angelo Gabriele, a Maria è venuta prima del
concilio di Efeso (431) in cui la Chiesa ha promulgato questo riconoscimento
che Maria è Madre di Dio. Se non ci fosse stata questa azione di Dio, la Chiesa
non avrebbe promulgato questo atto di fede. (Quindi ci vogliono 4 secoli per
riconoscere canonicamente l’azione di Dio a riguardo). Ciò significa che la
vita spirituale cristiana è un cammino senza fine. Possiamo immaginare il tempo
di cui abbiamo bisogno per riconoscere l’azione di Dio nella nostra vita.
Quindi
la festa di oggi ci ricorda che Dio entra e costruisce una nuova relazione con
l’uomo. Se prima questa relazione veniva fatta e attuata solo nel tempio sacro
di Gerusalemme, adesso in Maria questa relazione prende forma nuova. Se prima si
comprendeva la presenza di Dio all’interno di un luogo fisico, il tempio santo,
con Maria questa presenza di Dio avviene nella casa e nella vita nostra
quotidiana e profana. Questa è la novità evangelica cioè non noi che andiamo a
trovare e incontrare Dio, ma Dio viene a trovarci nella nostra casa: “Da una parte, l’uomo entra nella casa di
Dio, dall’altra Dio entra nella casa dell’uomo”.
Quando
si parla della casa si riferisce alla quotidianità o alla normalità. Non a caso
Luca mette in evidenza la casa, il luogo in cui Maria e Elisabetta si
incontrano: “Maria entra nella casa di
Zaccaria”. Elisabetta sperimenta questa presenza di Dio nella sua casa
attraverso la presenza di sua cugina Maria. La famiglia e la casa sono le cose
quotidiane, ma nello stesso tempo diventano i luoghi importanti per riconoscere
la vicinanza di Dio. Dio ci visita e si fa presente attraverso le persone con
cui viviamo nel luogo dove ci troviamo. Tocca a noi a lasciarci trovare da Dio
nella nostra casa.
A
questo punto possiamo riflettere sulla nostra abitudine di lasciare la comuntà
o casa per andare a trovare qualcuno/a fuori comunità. Magari questa tendenza
riflette un po’ l’immagine della fede in Dio che abbiamo in comunità. Questa
tendenza di andare spesso fuori potrebbe avere due significati: vado a fare
amicizia fuori per condividere l’esperienza di amore di Dio accolto nella
comunità? Oppure questo andare è un segno che in comunità non c’è questo amore
perciò come compesazione si va a cercare altrove? Solo Dio sa il motivo!!
Preghiamo, dunque, Dio che ci illumini e ci incoraggi a dare in quest’anno
nuovo il tempo adeguato perché Dio possa prendere dimora nella nostra
quotidianità.