Kamis, 30 November 2017

La vita consacrata è la risposta dello sguardo amorevole di Dio…


Sto tornando a Salerno (5 novembre 2017) dopo aver partecipato alla cerimonia della professione perpetua di Frater Robertus Kardi, uno studente saveriano indonesiano che diventerà diacono il 3 dicembre 2017.

Porto con me la gioia immensa per il fatto di aver rivisto tanti amici che ho conosciuto durante la mia permanenza a Parma per quasi quattro anni da studente di teologia. Ero contentissimo vedere il volto luminoso di P. Rodolfo Ciroi, sx, causata dalla gioia di vedere il frutto del suo lavoro. Se non ci fosse stato lui a venire a cercarci a Flores, Frater Berto non avrebbe fatto parte definitivamente alla famiglia saveriana. Ricordo ancora la gioia che ho provato dopo essere riuscito a dire il mio i complimenti che feci a Luca, un chitarrista fedele per il coro saveriano. Gli dissi che la sua fedeltà e la sua costanza nell’ esserci per il coro è stato ed è davvero una testimonianza di fedeltà e di impegno almeno per me. Dopo aver sentito questo lui mi rivelò la sua filosofia: “Vengo per esserci, che io ci sto, mi impegno”. Il suo modo di pensare può essere davvero interessante perché attrae altri a partecipare; sarebbe bello che lo facesse nei confronti dei giovani.

È indimenticabile la gioia grande che ho provato ieri sera quando, con p. Claudio Marano e Renovat, siamo stati a cenare a casa dei miei padrini, che mi hanno accompagnato durante il mio diaconato, Luca e Daniella Rovina. Ci hanno accolto non solo con l’accoglienza calorosa ma anche con il cibo appetibile nonostante abbiano avuto solo un breve tempo per prepararlo. Li avevo avvertiti solo quaranta minuti prima. In verità ero indeciso se chiamarli esprimendo il mio desiderio di venirli incontro in casa loro. Mi sentivo imbarazzato a fare un appuntamento all’ultimo momento. Per fortuna ho superato la mia paura e hanno accettato la mia proposta: infatti stando in mezzo a loro mi sono sentito a casa, accolto e voluto bene.

Durante la messa mi sono accorto di non essere stato tanto presente nella celebrazione perché giravo di qua e di là per fare la foto. È stata una scelta consapevole per documentare questo momento importante del mio confratello; l’ho fatto per lui. Tuttavia ho dato abbastanza attenzione ad ascoltare l’omelia del superiore generale dei Saveriani, p. Fernando Garcia, in occasione della festa del nostro fondatore, San Guido Maria Conforti, e della professione sia perpetua di Berto che temporanea di alcuni studenti. Nella sua omelia sono riuscito a cogliere il seguente messaggio.

Parlando di come essere missionario saveriano oggi, p. Fernando, che è stato eletto al vertice dei Saveriani dalla metà di agosto scorso, ha ribadito che i missionari sono coloro che sono stati oggetti dello sguardo amorevole di Dio. Dio per primo con il suo amore ha conquistato il cuore dei missionari. Nella frase del Fondatore è chiaramente ribadito che è l’amore di Cristo che ci ha spinto per essere suoi inviati al mondo per testimoniare questo suo amore abbondante per tutta l’umanità.


Ne consegue che la vita consacrata attraverso le professioni religiosi è la risposta di quello sguardo amorevole di Dio che ognuno sperimenta nella sua vita. La consacrazione religiosa è una nostra risposta di dire di Sì al progetto amorevole di Dio per l’umanità intera. In questa logica i missionari non sono i padroni della missione; al contrario essi sono collaboratori del progetto di Dio, sono i servi inutili.