Sabtu, 29 November 2014

Da una all’altra…





Parma 18 ottobre 2014.

Dopo il pranzo, alle 14.30 Pacifique e io siamo andati nella parrocchia delle Sacre Stimmate dove faccio la pastorale, sperando che ci fosse l’ora di catechismo. Al nostro arrivo non c’era nessuno dei ragazzi, l’oratorio era chiuso per cui siamo tornati a casa tranquillamente. Verso le 15.30 il nostro portinaio mi ha chiamato dicendo che c’era un catechista che mi cercava per informarmi che quel pomeriggio a causa dell’alluvione non ci sarebbe stato il catechismo.
Verso le 17.00 insieme ad alcuni dei miei confratelli siamo andati in bici alla parrocchia Maria del Rosario perché volevamo partecipare alla professione perpetua di Sorella Elisa Lazzari delle Saveriane, missionaria di Maria. Quando arrivammo, c’era già tanta gente; tutti i posti erano occupati e alcuni dei fedeli erano in piedi, compresi noi. Le due parti laterali della chiesa, compresa la parte dell’ingresso, erano occupate dalle persone che rimassero in piedi per tutto il tempo della celebrazione che durò dalle 17.30 alle 19.10.

Una folla come questa l’avevo già visto due anni fa nella stessa parrocchia quando c’era stata la veglia per l’ordinazione presbiterale di Padre Carlo M. Salvadori, missionario saveriano, che adesso sta lavorando/operando in Camerun. Lui e sorella Elisa vengono da questa parrocchia dove sono nati e cresciuti spiritualmente e umanamente fino al momento in cui hanno scelto, deciso e consacrato la loro vita alla missione, cioè al progetto di Dio.
Ascoltando e ricordando la storia della loro vocazione, si evidenzia il contributo o l’offerto dalla comunità cristiana che non si può negare. La loro vocazione, come anche la fede nel Dio di Gesù Cristo, nasce sempre all’interno della comunità cristiana dove vivono. Credo che siano stati battezzati quando erano piccoli perché i loro genitori avevano e ancora hanno fede in Dio di Gesù Cristo e per cui volevano che i loro figli incontrassero Gesù Cristo che è la vita, via e verità. La loro fede sia come dono da Dio sia come risposta umana all’azione salvifica di Dio in Gesù Cristo viene ricevuta, vissuta, sperimentata e sviluppata nella comunità guardando la testimonianza dagli altri fedeli.
La stessa dinamica vale anche per la vocazione di padre Carlo e sorella Elisa. Il loro sentirsi chiamati da Dio a consacrarsi alla vita missionaria religiosa passa attraverso la relazione coi fratelli della loro comunità dove vengono e vivono in vista di una comunità a cui verranno inviati a servire. “Vita Nuova” del 24 ottobre 2014 (settimanale di notizie e idee della diocesi di Parma) esprime in modo molto chiara questa reciprocità tra la persona stessa e la comunità scrivendo, “A testimonianza di un accompagnamento ‘reciproco’ della comunità parrocchiale nei confronti di Elisa, ma anche di Elisa nei confronti della comunità che--come ha testimoniato nella veglia di preghiera--ha fatto crescere anche la mia fede da bambina e poi negli anni dell’adolescenza e della giovinezza, anni preziosi in cui si mettono le basi della vita. Qui tu mi hai fatto vivere quell’esperienza illuminante di trovare te annunciandoti, di sperimentare la gioia di mettersi al servizio, di ricevere molto più di quanto davo.” Direi che il modo in cui la comunità vive e risponde all’esigenza della fede influisce e permette ai suoi membri di percorrere la stessa via.

C’era una consorella saveriana che presentando Elisa all’assemblea diceva che la sua vocazione è stata come un seme che germoglia, cresce e matura passando per tutte le stagioni, dall’autunno all’inverno, dalla primavera all’estate. Credo che sia vero questo paragone. La crescita e la maturità della fede e della vocazione ha bisogno di essere vissuta nei vari momenti di gioia e pianto, silenzio e rumore, consolazione e desolazione, discernimento e ripensamento, ecc. Questi momenti non sono momenti da scegliere secondo l’interesse personale, da ciò che mi piace o non mi piace, ma sono i momenti opportuni da vivere e da accettare mettendoci nelle mani di Colui che ci chiama. Quindi la chiamata cristiana nasce e cresce all’interno di una comunità per un’altra comunità.

Pandri