Il nostro brano di oggi viene inserito dopo il racconto dell’infanzia del
Signore (1,1-2,23) e la predicazione di Giovanni Battista che annuncia Colui
che viene con lo Spirito Santo (3,1-12). Il battesimo (3,13-17) viene seguito dal brano della tentazione del
Signore nel deserto (4,1-11). Per cui il battesimo di Gesù è l’inizio della sua
missione pubblica: annunciare il Regno di Dio.
La prima cosa che mi ha colpito
molto è l’atteggiamento: i gesti di Gesù. Possiamo immaginare che nel fiume di
Giordano ci sia tanta gente. Gesù è uno tra la gente, tra i peccatori. Il primo
gesto che il Messia, il Figlio amato da Dio, compie è quello di mescolarsi con
i peccatori. Gesù si mescola in mezzo ai peccatori che vengono da Giovanni per
farsi battezzare, per cambiare la vita. Gesù identifica se stesso con i
peccatori senza peccare. Cosa significa questo? Gesù vuole far vedere il
rapporto di Dio verso noi, i peccatori. Nonostante la sua trascendenza rispetto
a noi—Lui è divino, noi siamo umani; Lui è santo, noi siamo peccatori—Lui viene
ad incontrarci lo stesso, senza creare alcuna distanza. A questo punto mi
vengono in mente le parole di San Paolo ai Filippesi 2,5-11:
5 Abbiate in voi
gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6 il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
6 il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Gesù si spoglia e umilia se
stesso. Gesù si mescola con i peccatori. Questo è l’inizio di tante scene nel
vangelo che ci mostrano la stessa idea: Dio viene a trovarci. Possiamo
ricordare il volto di un Dio che esce a cercare la pecora smarrita (Mt
18,12-14; Lc 15,3-7), che attende il ritorno del figlio perduto (Lc 15,11-32),
che non giudica la donna peccatrice/adultera (Gv 8,1-11), che si ferma nella
casa di Zaccheo (Lc 19,1-10), che si prende cura del gesto del buon Samaritano
(Lc 10,29-37), che si propone l’amore dei nemici (Lc 6,27-35), che banchetta
con i peccatori (Mt 9,10-13; Lc 5,29-32), e alla fine muore sulla croce pronunciando parole di perdono (Lc
23,33-34). Allora, fin dall’inizio della sua vita pubblica e della sua missione,
Gesù ci mostra chi è Dio e qual è il suo progetto per noi. Tutto questo mi ha
spinto a dire che l’atteggiamento di Dio verso di noi è l’atteggiamento
dell’incontro. Lui viene ad incontrarci affinché possiamo conoscerlo e avere un
rapporto giusto con Lui. La sua logica è la logica dell’abbassamento. Lui
prende l’iniziativa per primo. È chiaro che il motivo per cui Lui si relaziona
con noi e si mescola con i peccatori è l’amore, perché ci siamo sentiti amati
da Lui. Dice Zaccaria nel suo cantico, “per dare al suo popolo la conoscenza
della salvezza nella remissione dei suoi peccati”. In Gesù Dio si relaziona con
noi: Dio crea un rapporto con noi basando sull’amore gratuito perché abbiamo la
vita piena o vivificante.
Partendo da questa convinzione
ci chiediamo e riflettiamo sulla nostra abitudine religiosa e sulla nostra
relazione con Dio. Andiamo alla messa spesso
e facciamo la lectio divina. Per quale motivo lo facciamo: per ringraziare o per
paura o per avere qualche merito? Qual è il senso di essere cristiano oggi?
Allo stesso tempo non possiamo
negare il nostro rapporto relazionale l’un l’altro. Umanamente ho bisogno di un
aiuto o sostengo dall’altro per mantenere o custodire il mio essere e
viceversa. Il mondo ci sta mostrando un rapporto utilitaristico e competitivo
che si basa sull’utilità e la competizione. Mi sembra che i problemi nascano
proprio da questo rapporto. Al contrario il vangelo ci offre un rapporto dell’amore,
dell’incontro dove si mette ugualmente l’un l’altro. Un cristiano ovviamente
dovrebbe essere coerente con la logica del vangelo. Qual è il mio modo nel mio
rapporto con gli altri?
Un altro punto su cui mi interessa
riflettere è la disponibilità di Gesù a farsi battezzare da Giovanni. Come
sappiamo già, prima che Gesù inizi la vita pubblica, Giovanni Battista sta
predicando il suo invito alla conversione. Tante persone si stupiscono davanti al
suo invito e vengono da lui a farsi battezzare. Lo scopo del battesimo di
Giovanni è la conversione. La gente va da lui perché vuole cambiare la vita e
per diventare uomini nuovi. La gente riconosce il proprio peccato, i propri
difetti, gli sbagli. Vuole vivere e cominciare una vita nuova: è questo un
atteggiamento nuovo davanti a Dio e l’uomo.
Gesù viene da Giovanni a farsi
battezzare. Perché? Lui non ha i peccati, gli sbagli o i difetti. Per cui
Giovanni si stupisce vedendo Gesù davanti a sè e vuole impedirgli di essere
battezzato dicendo, “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu
viene da me?” Giovanni sa che Gesù è il Messia, è il più grande di lui. Si vede
l’umiltà di Giovanni, il grande profeta. Ma Gesù gli risponde, “Lascia fare per
ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia.” Perché Gesù vuole ricevere
il battesimo da Giovanni?
Sappiamo già che il brano che
meditiamo adesso è il brano che ci parla dell’inizio del ministero pubblico di
Gesù come Messia. Ciò vuol dire che la vita di Gesù sta per cambiare
completamente. La sua vita cambia: dalla vita nascosta, tranquilla insieme con
i suoi parenti a Nazareth Gesù passa alla vita pubblica, più impegnativa e
pericolosa in cui si sposta da una città all’altra in Palestina. Gesù sa bene
che la sua vita non è solamente per se stesso ma soprattutto per Dio e per gli
altri/il prossimo. Gesù va da Giovanni non perché vuole convertirsi dei suoi
peccati/sbagli; anzi, Lui non ha nessun peccato. Egli va da Giovanni perché
vuole iniziare una nuova vita e la missione che lo sta aspettando. Il suo
battesimo è lasciare dietro il suo progetto personale, i parenti e gli amici
per fare la volontà di Dio. Il suo battesimo è dimenticare se stesso per poi
entrare nella logica di Dio, nella logica dell’amore gratuito e del donare la
propria vita per la vita degli altri. Lui sta lasciando il suo progetto
personale per aderire al progetto del Padre. Per cui nel versetto 17 risuona
una voce dal cielo che dice, “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto
il mio compiacimento.”
Partendo da questa riflessione ci chiediamo: quale
aspetto è stato cambiato della mia vita (il modo di agire, pensare, vivere)
credendo in Gesù Cristo, ricevendo il battesimo? Quale momento della vita è
stato per me cruciale nel comprendere e aderire al progetto di Dio su di me?
Partendo dal battesimo di Giovanni, per la conversione e il riconoscimento dei
nostri errori/peccati, come viviamo questo aspetto? Come viviamo il sacramento
della riconciliazione?